Autolisi

Domanda

Buongiorno dottoressa, ed innanzitutto grazie per l'incredibile lavoro che fa, preziosissimo per chi desidera avere maggior conoscenza scientifica di tutti i meravigliosi mestieri che hanno a che fare coi lievitati. Come da titolo, la mia domanda riguarda l'autolisi; leggendo libri sentendo "esperti" parlare, sembra esserci discordanza sul ruolo che questa tecnica avrebbe riguardo l'assorbimento di acqua nell'impasto (si parla di impasti con farine di grano tenero). Chi dice che lo migliora, chi che lo peggiora, chi addirittura afferma che inizialmente lo peggiora per poi migliorarlo. Per cui la domanda, semplice ma che so non avrà una risposta semplice, è: in che misura l'autolisi influisce sull'assorbimento di acqua in un impasto? Grazie dell'attenzione, le auguro buona giornata e buon lavoro!

Risposta

Buongiorno a lei. Grazie per l'apprezzamento riguardo al nostro servizio di consulenza online e alla stima nei miei confronti. Come ho sempre sostenuto la tecnica dell'autolisi a freddo (penso si riferisca a quella e non a quella a caldo!) è una metodica che raramente andrebbe adottata se non nei casi estremi di squilibri importanti di P/L (>1.5) da non confondere con il valore W. Dal mio personale punto di vista, è una moda che si è diffusa tra alcuni pizzaioli che la adottano a prescindere ed indistintamente con tutte le farine, arrivando anche a riposi della massa oltre le 12 ore. Come le dicevo è da adottare o nei casi di squilibri importanti oppure quando nell'impasto vi sono parti cruscali che hanno la necessità di essere "idratate" per migliorare la lavorabilità successiva, migliorare l'assorbimento di acqua e comunque con un riposo di massimo 15 -20 minuti a temperatura ambiente. Se le farine sono farine e non "cemento" (scusi l'infausto paragone ma è solo per spiegare un concetto!) e presentano valori 220<W<380 ; 0.4<P/L<0.60  e non sfarinati con W>500 e P/L>2.5, non ha alcun senso effettuare tale metodica di lavoro. In ogni caso, non consiglio quasi mai di procedere con un'autolisi lunga (maggiore delle 8 ore) proprio perché si potrebbe incorrere in sfibramenti irreparabili  della struttura glutinica per effetto delle proteasi che agiscono sui legami peptidici. La tecnica, di per sé,  prevede anche un riposo a t.a. maggiore di 10 ore, ma non è detto che si debba per forza adottare e consigliare a prescindere sui forum. Inoltre, in questo caso specifico, implica l'aggiunta di sale e l'utilizzo solo di una minima percentuale della massa autolitica e non tutta. Non ha senso ordinare una farina "estrema", additivata di glutine secco, squilibrata, se poi per lavorarla devo adottare tecniche altrettanto estreme e di difficile gestione. Nel ringraziarla nuovamente per la preferenza accordatami, le invio i miei più cordiali saluti. A disposizione