Idratazione e temperatura

Domanda

Salve dottoressa, da tempo ho notato che la bassa temperatura dell'acqua aumenta la capacitá di assorbimento della stessa da parte della farina. Vorrei chiederle gentilmente di spiegarmi qual'è la regola fisica che determina in che modo le differenti temperature influenzano la capacità di idratazione della farina. La ringrazio e la saluto cordialmente.

Risposta

Buongiorno a lei. Prima di tutto vorrei sapere il valore esatto della temperatura dell'acqua al quale lei fa riferimento e la tipologia di impasto oltre alla % di acqua usata. Soprattutto per impasti con >65% di acqua sulla farina, l'assorbimento della stessa è influenzato dalla temperatura, dalla velocità di impastamento e dalla metodica di introduzione. Non a caso, variando la temperatura finale a fine impastamento per il pane (>65% di acqua sulla farina, t. finale a fine impastamento 27 - 28°C) varia la temperatura di utilizzo dell'acqua applicando la semplice formuletta (t.f X3) - t.farina - t.riscaldamento macchina - t.ambiente =t. acqua da utilizzare. Da questo si deduce che per impasti >65% di acqua sulla farina si può prevedere, per impasti diretti,  l'utilizzo di acqua non a 2 - 3°C, ma nei mesi invernali anche 24 - 25 - 26°C. Questo è solo un calcolo empirico perché nella realtà, la temperatura dell'acqua, cosi come quella della farina, sono il punto di partenza per la valutazione del Punto Isoelettrico delle proteine il quale, a sua volta, dipende da pK1 - pK2 - pK3  intendendo con la K1 - K2 - K3 la costante di dissociazione del gruppo carbossile, dell'amminogruppo e del gruppo portato dalla catena laterale ( a loro volta funzione della temperatura, ecc.), la tipologia di aminoacido presente inteso come minor o maggior idrofobicità della catena laterale,la % di danneggiamento dei granuli di amido, la tipologia di farina usata,le cultivar, la presenza di molecole anfotere, anfipatiche , cruscami, germe ecc. dai quali dipende l'assorbimento, debolezza, estensibilità. In linea di massima quando si lavora con farina P/L>1.5 o con un W elevato rispetto alla metodica di lavorazione adottata, si cerca di lavorare sempre con acqua prossima a  2 - 3°C per impartire "debolezza", alla quale si abbina, quando possibile, uno sfibramento maggiore in fase di impastamento, oltre a ricorrere alla metodica autolitica. E' chiaro che tutto dipende dal tipo di prodotto finale; per il pane vale un discorso, per la pizza ne vale un altro che tiene conto delle ore di maturazione,mentre per un croissant sfogliato vale il discorso opposto; ho bisogno "il freddo" sempre e comunque! E' evidente che non parliamo solo di farina per cui dalla temperatura finale dipende tutto il processo produttivo. Nella speranza di essere stata abbastanza chiara, le invio i miei più cordiali saluti.