Malto diastatico nei grandi lievitati

Domanda

Buongiorno Dott.ssa, grazie per i suoi preziosi consigli. Alcuni professionisti usano il malto diastatico nell'impasto per panettone e colomba, altri no. Le chiedo per cortesia di fare un pò di chiarezza sull'uso del malto diastatico nei grandi lievitati "dando per scontato che le farine utilizzate sono state appositamente selezionate per quell'uso". Grazie, saluti. Massimo

Risposta

Buongiorno a lei. Le farine che, come dice lei," sono state espressamente selezionate per quell'uso!" sono farine che presentano proprietà reologiche adeguate a quel tipo di lavorazione. In linea di massima, se sono commercializzate con le diciture obbligatorie e legali riportate nel DPR 187/01, non devono contenere null'altro se non il cereale di partenza ed essere solo il "...prodotto ottenuto dalla macinazione e conseguente abburattamento del grano tenero liberato dalle sostanze estranee e dalle impurità......" (art.1 DPR 187/01).; possono comunque avere valori differenti naturali di Falling Number, ma questi sono dati dalla variabilità delle condizioni di raccolta, cultivar, e condizioni di stoccaggio: tempo, temperatura, UR , momento della raccolta del frumento, ecc.  In caso contrario, se presentano "additivazioni" (comunque lecite e obbligatoriamente da dichiarare in etichetta!) di amilasi, farine maltate, acido ascorbico  ecc., non sono più semplici "farine" ed è ... un'altra storia! 

La presenza e la quantità (funzione delle unità Pollack) di malto diastasico nell'impasto per panettoni, colombe, grandi lievitati, ecc.,in genere è molto personale anche se, dal mio punto di vista, ritengo indispensabile la presenza nella massa, non tanto per l'apporto di zuccheri,  già presenti  mediamente intorno al 20% tra saccarosio e miele, ma per l'ulteriore supporto enzimatico fondamentale per questi impasti. Spero di aver risposto esaurientemente al suo quesito. Un saluto cordiale e grazie a lei per essersi rivolto al nostro servizio. A disposizione